Qualche settimana fa presa da una sana voglia di
gitarella fuori porta, ma anche vittima di un’insana mania per gli acquisti
scellerati su Groupon, mi sono ritrovata a gironzolare per Trieste.
Dopo aver espletato la questione Groupon e dopo un buon capo in B di rito (ma anche di
sopravvivenza, perché se nei giorni feriali per tirarmi giù dal letto ci vogliono
le bombe, nel weekend alle 6 sono in piedi e volendo alle 7,30 sono in treno,
ovvio), gustato col borino che mi scompiglia i capelli e l’impulso
irrefrenabile di scialacquare tutti i risparmi racimolati durante la clausura
forzata da esami che mi scompiglia le budella, mi lancio nello shopping
sfrenato.
Uno shopping degno di Nonna Papera, chiaro.
Dopo aver spulciato e svaligiato tutte le mercerie
possibili e immaginabili facendo incetta di nastrini, stoffe colorate e juta (“OMMIODDIO
ma quando è rustica e country e adorabile per fare i cappellini ai vasetti di marmellata?!”),
dopo aver ripreso le forze in libreria sfogliando, leggiucchiando (e
scialacquando), mi si para davanti un negozio con una parete intera coperta di
stampi per biscotti.
Passeggio avanti e indietro per la via, ma alla fine mi arrendo: chi sono io
per resistere a cotanta abbondanza?
Carica di buste piene di ogni bendiddio, mi avvio verso la stazione e tò, c’è anche un carinissimo e piccinino mercato.
Carica di buste piene di ogni bendiddio, mi avvio verso la stazione e tò, c’è anche un carinissimo e piccinino mercato.
Massì, facciamo un giretto che sono in anticipo. Verdure
fresche, frutta, prodotti locali.
Resisto ai formaggi, resisto al terrano e alla vitovska, e quando sembra che il pericolo “arrivare in treno carica e stanca come neanche un profugo” sia sventato, eccolo, il banco del pesce.
Dei gamberoni rossi fantastici a un super prezzo che ormai il mercato sta chiudendo e devono vendere gli ultimi.
Dei gattucci di mare freschissimi, che a duddine mai una volta che li abbia visti.
È finita, anzi finida. Anzi finidi, i miei soldi, ovviamente.
Senza alcuna vergogna salgo sul treno con la mia nuvola di dubbi e di bellezza,
ma soprattutto con la mia nuvola di odore di pesce.Resisto ai formaggi, resisto al terrano e alla vitovska, e quando sembra che il pericolo “arrivare in treno carica e stanca come neanche un profugo” sia sventato, eccolo, il banco del pesce.
Dei gamberoni rossi fantastici a un super prezzo che ormai il mercato sta chiudendo e devono vendere gli ultimi.
Dei gattucci di mare freschissimi, che a duddine mai una volta che li abbia visti.
È finita, anzi finida. Anzi finidi, i miei soldi, ovviamente.
E arrivata a casa ci provo a dire “stavolta i gamberoni li
faccio all’orientale” “stavolta sperimento” “stavolta daghe di zenzero”, ma
alla fine non c’è storia.
I gamberoni di zio Br1 sono LEGGENDA.
Mi ricordo, da bambina, ai pranzi di famiglia, che zio ne
preparava in quantità importanti, e non so più se erano davvero delle teglie enormi
o se il ricordo è magnificato dall’astinenza.
E c’era un profumo inebriante, e c’erano mucchi di gusci
e carapaci e montagne di tovaglioli sporchi, e c’erano tante manine sporche di
altrettanti cuginetti con sorrisi felici e io che con tutta quella foga mi
trovavo sempre qualche antenna in faccia e qualche antenna tra i denti e
qualche antenna tra i capelli (questo dettaglio, sfortunatamente per il mio bon
ton sono certa che non sia affatto magnificato :D).
Per due:
10-12 gamberoni
Per il condimento:
4 cucchiai d’olio EVO di quello bbbbono
2 cucchiai di succo di limone
2 cucchiai di abba ardenti (acqua vite per i diversamente
isolani)
1 cucchiaio d’acqua
1 cucchiaio di prezzemolo tritato
1 spicchio d’aglio tritato
Sale & pepe
Versare tutti gli ingredienti per il condimento in un
vasetto, chiuderlo bene e shakerare come se non ci fosse un domani.
Sciacquare i gamberoni sotto l’acqua corrente e disporli
in una teglia senza sovrapporli. Cuocerli in forno caldo a 200°C per 10’,
giusto il tempo di cambiare colore.
Versare subito il condimento sui gamberoni e coprire con
un foglio di alluminio. Far riposare nel forno spento e con lo sportello
leggermente aperto (devono stare al caldo, ma senza continuare a cuocersi) per
10’ e servire.
Vietato usare le posate. E, almeno per quanto mi riguarda, obbligatorio
succhiare le teste con una gioia un po’ malvagia negli occhi.
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RispondiEliminaTi scopro solo ora e ti faccio i complimenti per la tua ironia e per le tue bellissime ricette...
RispondiEliminaDa oggi non mancherò di seguirti!!!
Ciao
Silvia
grazie Silvia!!! che gentile <3
RispondiEliminaM'as fatu enniri is lambrigas, de cuntentesa e de spèssia (nostalgia); ziu Br. ti aspettat po su prangiu de Paschixedda, at nau ca ti pigat po sciénti (apprendista/aiutocuoco)... Basus!
RispondiEliminahahah! Vivi! E' vero! Nonostante sia vegana da quasi tre anni ormai posso confermare che i gamberoni di Br1 sono LEGGENDA e rimangono tali nei miei ricordi, nonostante abbia scelto di non mangiarne più (mi sa che ho già mangiato la mia parte, ehhe le teglie mi sa che erano grandi davvero!) <3! !
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