mercoledì 19 marzo 2014

Spaghetti ai ricci di mare (freschi! Chè sò se ste robe in vasetto, su!)


Un sabato come un altro, con la sessione di esami alle porte, me ne vado fischiettando e saltellando al mercato. Durante il tragitto mi interrogo sui massimi sistemi: oggi a pranzo fregola con le arselle o pasta con le cozze? Arselle o cozze? Arselle o cozze? 
Arrivo in piazza consumata dal dubbio e fradicia, che fischiettando e saltellando l’ombrello andava per i fatti suoi e i miei piedi non perdevano una pozzanghera. E poi li vedo: I RICCI DI MARE. Un’epifania a dir poco.
Incrocio tutte e venti le dita che di quell’unico sacco rimasto me ne lascino almeno ½ kg, ché il mio ombrello è nuovo e non voglio romperlo duellando con qualche vecchietto armato di stampella.
Ma i ricci in realtà nessuno se li fila e arrivato il mio turno, azzardo un timido “me ne dia giusto mezzo kg, sa, una spaghettata per due…” ma ovviamente non riesco a resistere al “ciapa qua, 10 euro e te li porti a casa tutti!” dove per tutti si intende un sacchetto enorme e un kg e ciappilu di ricci.
E così, non prima di un sazio shopping anche al banco delle verdure, perché lo shopping mattutino o si fa per bene o non si fa, mi incammino verso casa.
La combo pioggia battente + buste di spesa pesanterrime + sacchetto dei ricci mi porta a esplorare nuove frontiere della camminata spastica da eccessivo carico: la camminata spastica con il ritmico e costante urto di fantabilioni di spine di riccio sui miei polpacci.
Tra un “ma perchè faccio sempre così?! Perchèèèè???” e molti “#!!!*x#@!” e un sacco di “AHIA” arrivo a destinazione.
Inizio a pulire i ricci, che sembrano troppi finché non inizio a fare “uno a te e uno a me”, sbaffandomeli crudi, con un po’ di limone e pregando il dio dei cagotti da pesce crudo di mandarmela buona anche stavolta.
Poi arriva il momento degli spaghetti: e tutti i “#!!!*x#@!”, le gambe a pois da punture multiple di riccio, gli aculei sparsi in mezza cucina, i vestiti fradici e le braccia doloranti sono svaniti in un mare di cuoricini e una tempesta di “PORCA #!!!*x#@! CHE BUONI!



Per quattro:
1kg di ricci di mare freschissimissimi
240g spaghetti
8 cucchiai di olio EVO
1 spicchio d’aglio
Un ciuffetto di prezzemolo

Pulire i ricci: sciacquare i ricci sotto l’acqua corrente e, con delle forbici, tagliarli a metà in senso trasversale (in pratica: vedete quella robina che sporge in mezzo agli aculei? Ecco, quella è la bocca, in cui potete notare *si aggiusta il monocolo* la lanterna di Aristotele. Dovete tagliare il riccio in modo da avere in una metà la bocca intera).
Sciacquare le due metà velocemente sotto l’acqua corrente, in modo da eliminare eventuali alghe e raccogliere in una ciotolina la polpa del riccio con un cucchiaino. La polpa, che poi sarebbero le uova del riccio, è solo la parte di color corallo, non quella marroncina!


Preparare la pasta: lessare gli spaghetti in abbondante acqua salata. Nel frattempo mettere l’olio in una padella ampia insieme allo spicchio intero d’aglio, schiacciato, e scaldare dolcemente il tutto, finché l’aglio si sarà dorato leggermente. Eliminare l’aglio.
Sciacquare il prezzemolo, asciugarlo e tritare le foglioline. Tenere da parte.
Quando gli spaghetti saranno al dente, scolarli tenendo da parte un mestolo di acqua di cottura. Versare gli spaghetti nella padella con l’olio e spadellarli con un po’ di acqua di cottura per qualche minuto, in modo da avere un sughetto cremoso. Spegnere il fuoco, aggiungere la polpa dei ricci e spadellare bene: con il calore della pasta e grazie a quel po’ di acqua di cottura la polpa si scioglierà e formerà una cremina che non vi dico! Servire subito, con una manciata di prezzemolo tritato.