giovedì 19 novembre 2015

Le castagne al rum di Zia Bonaria


What happens on Banana Split last week? (da leggere rigorosamente con l’intonazione dello speaker della vostra serie tv preferita. Shameless? True detective? Sons of Anarchy? Breaking Bad? )
Buccetta abbandonava temporaneamente il banano per raccogliere castagne in mezzo al bosco e chiedeva alla nonnina come conservarle. E poi… diciamo chiusura della puntata con primo piano della bucciola con espressione tipo l’urlo di Munch e, ne sono certa, una suspance tale che vi ha privati del sonno.

Del tutto glissata la questione conservazione, la nonna si offre gentilmente di mandarmi le castagne del nonno, che quest’anno ce ne sono tante: “ti preparo un pacchettino”.
Giorni di trepida attesa, di refresh compulsivo del tracking, e di introspezione intensa: nun so, mi pare che la nonnina non si sia stupita delle mie avventure nei boschi, e sì che era un racconto denso di epicità. Cioè oh, 4 kg di castagne! Raccolte una per una in un bosco vero! Non a manate (rigorosamente coperte da guantino) al bosco Coop da quello strano albero con la chioma rettangolare che se lo guardi attentamente ci leggi “6€/kg”, o magari ci vedi un'altra cosa eh, dipende dalla luce e dallo stato d’animo, come con le nuvole insomma.
E poi questo glissare sul miglior sistema per non far diventare il prezioso bottino cibo per vermetti, questa risposta data tra i denti…avrò forse toccato un nervo scoperto? Riportato in superficie vecchi, brutti ricordi? Mia nonna è stata forse picchiata da un Ent Castagno?
O forse il metodo di conservazione è un segreto di famiglia che non sono degna di custodire? Forse è materia per primogeniti? O sarà perché son troppo sboccata?
Giorni da sopracciglia aggrottate e notti insonni, ma anche di trepidazione “che daidaidai che mi arrivano un paio di chiletti di castagne”

E finalmente arriva.
Un “pacchetto”? Un paccone che pare piombato. Dieci kg di castagne, ciccione, lucide, con tanto di pennacchio che manco le castagne photoshoppate in copertina sulle riviste di cucina.
Dieci kg, raccolte da un nonno 85enne, probabilmente in meno tempo di quello che è servito a me per raccoglierne quattro, e di certo senza tutti quegli “aho!” “oh povere manine” con cui le ho condite io.
L’UMILIAZIONE insomma. Vergogna e imbarazzo si, ma solo per 5 secondi netti, poi subito scalzati dall’ingordigia ma soprattutto dalla gggioia di avere questi nonnini così speciali, che dopo tutta sta fatica si son anche beccati un bell’insulto ai timpani per i miei acuti di felicità, squittii a 120db e svariate ottave sopra il normale. 

Poi, siccome non è mica giusto insultare i timpani solo dei nonni, ho chiamato anche gli adorabili zii con la cucina più prolifica dell’isola. Quelli del pranzo di natale, quelli dei gamberoni arrosto, degli spaghetti con le noci e le acciughe, quelli del mirto e del liquore alla liquirizia rigorosamente autoprodotti, quelli delle castagne al rum e delle castagne al cognac. Ecco.
E anche se su internette si trovano un sacco di versioni di questa ricetta, io l’ho scoperta e subito adorata grazie alla mia zietta, quindi queste per me sono e sempre saranno le castagne al rum di zia Bonaria 


Per due vasetti da 750ml:
1 kg di castagne
1 kg di zucchero
qualche foglia di alloro
una bacca di vaniglia
un cucchiaino di sale
un litro di acqua
200ml rum scuro bbbbono

Incidere le castagne - come per le caldarroste - metterle in pentola con le foglie di alloro e sale, coprire di acqua fredda e farle cuocere per dieci minuti; estrarre le castagne una alla volta perché non si raffreddino e sbucciarle con cura senza romperle, togliendo la buccia e la pellicina interna[1].
In una pentola larga, che possa contenerle in un solo strato, mettere l’acqua e lo zucchero, mescolando di tanto in tanto, e cuocere per quindici minuti.  Nel frattempo incidere la vaniglia per il lungo e raschiare i semini con la punta di un cucchiaino. Unire le castagne allo sciroppo insieme alla vaniglia (semini e bacche), cuocere dodici minuti, muovendo la pentola per evitare che si attacchino. Estrarre le castagne col mestolo forato, e suddividerle in vasetti. Fare raffreddare lo sciroppo, aggiungere il rum, mescolare bene, quindi versare nei vasetti coprendo bene le castagne.





[1] Dato che tenute nell’acqua calda le castagne continuano a cuocere, il trucco è cuocerne una caterva e assoldare una squadra di sbucciatori oppure cuocerne poche per volte, se si è costretti a svolgere questo ingrato compito in solitudine. Se fate come me, che ne ho lessate mille mila ma me credevo de esse la Dea Calì,  vi ritrovate che durante la seconda cottura tante castagne si rompono. E dopo tutta la fatica fatta per sbucciarle non è bello. Soprattutto per i dirimpettai che vi sentono imprecare.

giovedì 5 novembre 2015

Confettura di castagne


Sicuramente da qualche parte ho già detto quanto mi piaccia l’autunno: i boschi e i vigneti che si tingono di mille colori, il turbinio delle foglie mentre sfreccio per le vie del centro maledicendo il porfido per il non troppo delicato massaggio perineale, le ingozzate di caldarroste che, tra la voce strozzata per la troppa ingordigia e le ditate nere in faccia per l’approfondita conoscenza del bon ton, ne sono certa, mi rendono sexyssima. In una parola: poesia.
E certamente ho già sproloquiato qua e là della bellissima festa delle castagne di Valle di Soffumbergo, che qua è tutto un parlare del Törggelen altoatesino e nessuno si fila il Friuli, dove questa tradizione c’è e non ha nemmeno un nome impronunciabile: castagne, vino nuovo e passeggiate per boschi.
Io fino a quest’anno mi ero fermata giusto un attimo prima delle passeggiate, che “perché sprecare preziose kcal per camminare quando posso usarle per masticare?” ma quest’anno ho detto SI al bosco (ma sempre NO a valsoia), ed è stato meraviglioso. Le persone giuste, il clima giusto, il posto giusto, e anche le scarpe sbagliate, robe che ho rischiato di ribaltarmi quaranta volte e dopo 3 settimane ancora c’hanno tracce di fango.
E insomma, nonostante le scarpe più scivolose del globo, me ne torno a casa con le mani dilaniate ma con 4kg di castagne, tronfia come un pavone. Decido di chiamare la nonna nella ridente isola natìa per consigli sulla conservazione, e tra un Viviané e un sa sposittè, io ancora non lo sapevo, ma dietro l’angolo ad aspettarmi c’era lei: l’umiliazione. E mica solo 4kg. Ma di questo vi parlerò nella prossima puntata!


Per 5 vasetti da 250ml:
1kg castagne lesse (al netto degli scarti)[1]
500g zucchero
400ml acqua
Una bacca di vaniglia
20ml rum scuro
4cm scorza d’arancia

Incidere la bacca di vaniglia per il lungo, raschiare i semini con la punta di un cucchiaino e tenere da parte. In una casseruola -grande abbastanza da contenere le castagne-mettere l’acqua, lo zucchero, i semini e la bacca di vaniglia, e la scorza d’arancia grattugiata. Portare a bollore mescolando e far cuocere per 5’ coperto. Aggiungere le castagne spezzettate, coprire, mettere sul fuoco più piccolo a minimo e cuocere per 30-40’, finché le castagne saranno morbide. Spegnere e lasciar raffreddare, sempre coperto. Aggiungere il rum, mescolare a passare tutto al minipimer. Versare nei vasetti, chiuderli bene e metterli in una grossa pentola. Coprire di acqua fredda e portare a bollore. Far bollire per 20’, quindi lasciar raffreddare i vasetti immersi nell’acqua. Pronti per essere vestiti e riposti in dispensa ;)  





[1] Sciacquare le castagne sotto l’acqua corrente, inciderle e metterle in una pentola. Coprirle con acqua fredda, aggiungere un pizzico di sale e una foglia d’alloro. Portare a bollore e cuocere per 15’. Scolarne poche per volte, armarsi di santa pazienza ed eliminare la buccia e la pellicina esterna. Dato che tenute nell’acqua calda le castagne continuano a cuocere, il trucco è cuocerne una caterva e assoldare una squadra di sbucciatori oppure cuocerne poche per volte, se si è costretti a svolgere questo ingrato compito in solitudine.