mercoledì 3 febbraio 2016

La Fainé, classica e ai carciofi


La fainè. Una delizia sassarese che ho scoperto qualche estate fa, quando con la little sistah siamo andate a trovare il big bro a Sassari appunto.
Eravamo giovani, ingenue e piene, troppo piene di aspettative.
Mentre percorrevamo la route 129, coi capelli pettinati dal vento della Barbagia (e di quando in quando dai rutti del suddetto big bro) e gli occhi riempiti dal mutare del paesaggio, entrambe nei nostri teneri cuoricini di pulzelle, facevamo progetti per questi due giorni tutti insieme.

La versione di Buccia: prima di tutto scovare il mercato della città, coglierne le tipicità, mercanteggiare come se non ci fosse un domani, (autoconvincersi di) fare affari d’oro e cucinare un bel pranzetto sfruttando l’aiuto dei consanguinei, come se fossi Gordon Ramsay e loro gli ultimi arrivati. Giro per la città, dove il bro ci mostrerà i punti salienti. Cena in qualche posto carino che offra cucina del luogo, a spese del bro chiaramente. Il giorno successivo gita a Porto Torres, o magari Castelsardo. O Alghero! O Stintino! Ohhhh, sarà bellissimo!

La versione della little sistah: prima di tutto ricordiamoci che a Sassari ci sono gli unici punti vendita Lush e Dechatlon in Sardegna, tanto per dire. Giro per la città, dove il bro ci mostrerà i punti salienti. Cena in qualche posto carino che offra cucina del luogo rigorosamente vegetariana, a spese del bro chiaramente. Ohhhh, sarà bellissimo!

La versione del big Bro, ovvero la triste realtà: per pranzo mangiamo il buonissimo arrosto cucinato dalla nonna, ma freddo di frigo e “ma davvero volete i piatti? Dai, zero cazzi di lavare padella e stoviglie”. Alla richiesta corale del giro per la città ci guarda strabiliato: “ma state scherzando? è l’ora della pennica”. Cena nel ristorante del centro commerciale dietro casa, che “oh, con 10€ mangi e fanno delle bisteccone enormi”. Il giorno dopo, solita richiesta del giro per la città, che la gita ce l’eravamo già messa via, stesso sguardo strabiliato e, mentre inforca cuffie da gaming e si siede sulla sedia rotante, detta anche il trono: “ma state scherzando? è l’ora di Wolrd of Warcraft  DotA!”.
Dopo quest’urto violento con la realtà, io e little sistah ce ne andiamo a spasso da sole (“e prendetevi le chiavi, che non apro mai la porta nel mezzo di una partita”) e, in un piccolo forno abbiamo scoperto le meraviglie della fainè. Così buona, croccantina e morbida allo stesso tempo, calda e rassicurante in questo crudele, realistico mondo.

La fainé originale è condita solo con una macinata di pepe, ma tra le versioni moderne è d’obbligo citare quella con l’antunna, ovvero i funghi pleurotus, e quella con cipolla e salsiccione, ovvero salsiccia fresca (ma una volta che hai scoperto il termine “salsiccione”, quando mai la chiamerai più salsiccia?). Ma vista la stagione e vista la mia smodata passione per i carciofi, non potevo non provarci (con ottimi risultati, modestia a parte).


Per due teglie di 32cm di diametro:
300g farina di ceci
750ml acqua
½ cucchiaino di sale
6 cucchiai d’olio

Pepe nero
1 carciofo

Versare la farina e il sale in una ciotola. Aggiungere l’acqua a filo, mescolando bene con una frusta per evitare che si formino/eliminare i grumi. Coprire e lasciar riposare per almeno 2h.
Versare 3 cucchiai d’olio in una teglia antiaderente[1], coprire uniformemente il fondo aiutandosi con una spatola in silicone.
Eliminare la schiumetta dalla superficie della pastella e dare una rapida mescolata. Versare quindi metà del composto nella teglia e mescolare un po’ con la spatola di silicone, in modo da portare parte dell’ olio in superficie. 
Per la versione basic: macinare un po’ di pepe sulla superficie

Per la versione ai carciofi: mondare un carciofo, eliminando le foglie esterne più dure e pelando il fondo, tagliarlo a meta, eliminare le barbine interne e tuffare le due metà in acqua e limone. Scolare e affettare finemenete il carciofo. Distribuire le fettine sulla fainé affondandole delicatamente con le dita, in modo che siano velate di pastella.
Cuocere in forno preriscaldato a 250°C per 20’ circa, finche la fainé sarà dorata.







[1] Il top del sogno sarebbe una teglia in ferro usata solo per questo scopo e mai lavata, ma oh, ognuno ha i suoi difetti (e soprattutto una dispensa sempre troppo piccola)