Io conosco questa prelibatezza da mo (ve le ricordate
queste? Popolano i miei sogni più peccaminosi. Robe che nuoto in una piscina di
brioscine come Zio Paperone tra le monetine, ma lasciamo stare che è meglio).
La marmellata è di un bellissimo arancione limpido e
brillante, piena di scorzette candite. Una consistenza perfetta e un sapore che
babba bia oh, robe dell’altro mondo.
Avevo tentato un altro metodo e altre dosi per lamarmellata d’arance, buona eh, ma non c’è proprio paragone.
Oggi, finalmente, dopo le autorizzazioni del caso (richiesta
ufficiale alla Robi, via sms, così la mia voce squittente da “perfavoreperpiacereperfavoreperpiacere
*.*” traspare abbastanza da suscitare tenerezza, ma non troppo da farmi
sembrare un’ebete) e dopo aver placato il mio feticismo per le etichette e le
cuffiette per vasetti e i nastrini , posso pubblicare questo popò di ricetta.
Ma vogliamo far cadere così l’argomento feticismo? Davvero?
Pensate che sia così crudele da farvi sentire un po’ di aroma di depravazione
per poi nascondere subito il vasetto sotto l’impermeabile?
Bucciamici di poca fede.
Le cuffiette: tempo
fa, in una delle mie gite a Trieste allietate da passeggiate sulle rive e da
spese sconsiderate, mi sono imbattuta in una delle più belle, più fornite, più
kawaii mercerie che abbia mai visto. Dopo essermi riempita le mani di scampoli
e nastrini e bottoni con una foga degna di un bambino in stato di
ipereccitazione da zuccheri in un negozio di caramelle, ho placcato una delle
commesse:
“io cercavo una
stoffa….uhm…non ricordo come si chiama…è grezza, marroncina, sfilacciosa e ha
un odore strano”
“..la iuta?”
“(/modalità topo squittente ON): siiiiiiiiiiii! (/modalità topo squittente OFF) oh se mi sentisse la mia prof di tecnica
delle medie…mi aveva anche interrogato sulla iuta! Ci fanno i sacchi per il
caffè! Ma che buono è il caffè qui da voi a Trieste?! Quanto mi piace Trieste! Proprio
bella questa iuta, ci voglio fare le cuffiette ai vasetti di marmellata sa?”
La commessa, visibilmente rintontita dal mio stream of consciousness
di baggianate, commenta con il sorriso
gentile con cui si guardano i bimbi o le ragazze in evidente stato alterato da
overdose di nastrini: “eh già, avevo intuito
che con tutte queste cosettine voglia farci….(voleva dire “megacazzate”, ne
sono certa)…dei “lavoretti”.
E così sono andata a casa, con la borsa appesantita ma
col cuore (e il portafogli) più leggero.
Le etichette:
cioè no ma vi rendete conto? C’è il logo del blog, c’è un indicazione sugli
effetti collaterali del contenuto (vedi ipereccitamento da zuccheri) e c’è il
font degli Slayer e il riferimento a una pietra miliare del death metal.
Autopromozione, musica violenta e pucciosità, concentrati in 4,84cm2
di vinile autoadesivo.
Vengono dritte per dritte da qui.
Il nastrino:
semplice rafia stavolta, che se no tra vasetto, iuta ed etichetta, spendevo più
per il packaging che per la marmellata, e non è etico, buon dio.
Per millemila vasetti:
6 arance navel o tarocco non trattate
1 limone non trattato
1250 mL d’acqua
1,8kg zucchero
Lavare le arance e il limone, tagliarli in quarti per il lungo e affettarli sottilmente (con la buccia eh!).
Mettere la frutta in una grossa pentola con un fondo
degno di questo nome (il top sarebbe una pentola di rame, che al momento si
trova nella mia lista dei desideri dal titolo “un giorno anche io avrò un
reddito”) e aggiungere l’acqua. Tenere a mollo per un giorno.
Il giorno dopo sobbollire il tutto per 40/50 minuti, spegnere e aggiungere lo zucchero. Lasciare riposare per altre 24h.
Il giorno dopo sobbollire il tutto per 40/50 minuti, spegnere e aggiungere lo zucchero. Lasciare riposare per altre 24h.
Il giorno dopo ancora preparare i vasetti: lavare
accuratamente i tappi e asciugarli. Mettere i barattoli in una pentola,
coprirli con 10cm d’acqua, coprire e portare a ebollizione. Far bollire per 40’.
Spegnere e lasciare in acqua per almeno 10’.
Nel frattempo riprendere la pentola con la marmellata,
mettere sul fuoco e portare a bollore. Far cuocere a fuoco basso per 50 minuti
o fino a quando supera la prova piattino. Scolare i vasetti, versarci dentro la
marmellata fino a 1cm dal bordo e chiudere bene. Ribaltare i vasetti a testa in
giù e far raffreddare.
Ora potete fargli i vestitini ;)
Note:
o In
casa, a meno che non abbiate un’autoclave, non si possono sterilizzare i
vasetti. A questo proposito vi consiglio la lettura di queste linee guida per
la corretta preparazione delle conserve in ambito domestico, rilasciata dal
ministero della salute e dal centro nazionale di riferimento per il botulismo.
o È
importante che, una volta raggiunto il bollore, la marmellata cuocia a fuoco
basso, così gli zuccheri non caramellano di brutto facendo diventare la
marmellata scura.