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mercoledì 3 aprile 2013

Malloreddus alla campidanese



Per la cronaca, io sto bene qui nella patrie dal Friul, mi piace la mia città d'adozione, la gggente (certo, mi sento un po' un puffo che si è perso in mezzo agli umani, in mezzo a tutti 'sti spilungoni, ma vabbè), e tutte le meraviglie naturalistiche del fvg, dalle Alpi al Collio, dal Carso a Lignano Sabbiadoro (ahah! Scherzo, lignano decisamente no).
Però ovviamente ogni tanto ho nostalgia della mia isoletta. Soprattutto in primavera, che secondo me è la stagione mejo per apprezzarla, e soprattutto quando succede che sono costretta a passare le vacanze a studiare, mentre mi pare quasi di sentire i miei cuginetti che scartano le uova di pasqua e giocano col nuovo cagnolino, fuori piove e pare che la casa mi rigetti: nel momento del bisogno, leggasi anche 'ho finito le mutande' si rompe la lavatrice. Buccetta, in cui la girl power scorre potente, la aggiusta, che tanto lo so, è solo la cinghia che salta ogni tanto: smonta-rimetti su la cinghia-rimonta. Ma la lavatrice fa un tonfo e la cinghia salta di nuovo. Buccetta ringhia, smonta-rimetti su la cinghia-rimonta. La lavatrice riparte e BUM, sempre il solito tonfo, buccetta stavolta ringhia, impreca, lancia il cacciavite e se ne va a dormire, che è anche mezzanotte e mezza.
Il giorno dopo chiama il tecnico che arriva, smonta e...la cinghia è a posto. Morale della favola: avevo lasciato il cestello aperto e giustamente, la povera lavatrice, ingiustamente insultata non partiva. Buccetta, in cui la girl power è morta e l'imbarazzo scorre potente, paga il tencico e si sotterra.
Buccetta torna sui libri e giusto in tempo per quando fa buio e i negozi sono chiusi la lampadina si spegne con un allegro scoppiettio. Buccetta impreca (di brutto).
L'indomani buccetta esce a prendere la lampadina e con lei un bel po' di pioggia, cambia la lampadina e puf, buio fu, comunque, e in effetti l'attacco della lampadina è di una elegantissima nuance grigio fumo. Buccetta impreca (di brutto, brutto brutto) e continua a studiare al lume di abat jour, con quella deliziosa luce soffusa che ti fa venir voglia di farti un pisolo.
Con tutte queste sfighe c'è solo una cosa che può consolarmi: fare la pasta fresca e profumare la casa di zafferano.
Sperando che insieme alle 'vacanze' siano finite anche le sfighe, ecco i malloreddus alla campidanese, con un sacco di salsiccia e tantissimo zafferano 

Per quattro persone:
per i malloreddus:
320g semola di grano duro
2 bustine di zafferano Monreale o due pizzichi di pistilli
acqua qb

per il sugo:
300g salsiccia fresca
1 cipolla
2 bustine di zafferano Monreale o due pizzichi di pistilli
700ml di passata di pomodoro
olio evo
sale & pepe
un bel ciuffo di basilico
pecorino sardo stagionato A MANETTA

Preparare i malloreddus come descritto qui, quindi lasciarli ad asciugare su un vassoio cosparso di semola mentre si prepara il sugo.

Il sugo: tritare la cipolla e stufarla dolcemente in due cucchiai d'olio, coperta, in modo che non si scurisca. Elimanere il budello della salsiccia e spezzettarla con le mani, farla rosolare in un'altra padella, senza aggiungere grassi (i suoi sono più che sufficienti!) a fuoco vivace, finché sarà ben dorata. Scolare la salsiccia dal suo grasso e aggiungerla alla cipolla. Mescolare il tutto e aggiungere la salsa di pomodoro. Portare a bollore, abbassare il fuoco a minimo e cuocere per circa 30', aggiungendo a metà cottura lo zafferano. Spegnere il fuoco, aggiungere il basilico, mescolare e tenere da parte, coperto. Nel frattempo cuocere la pasta e grattuggiare una vagonata di pecorino. Quando la pasta è cotta metterla in una bbbella padella capiente col sugo, aggiungere il pecorino e saltare per qualche minuto. Servire subito e leccarsi i baffi :) 

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